Che cos’è l’avorio?

L’avorio è un materiale bianco-crema che costituisce buona parte dei denti degli esseri viventi al mondo. Alcuni animali, però, come gli elefanti, gli ippopotami e le balene, dispongono di denti e zanne di avorio di grandi dimensioni, finendo così con l’essere oggetto delle attenzioni dei bracconieri.

Purtroppo, per secoli l’avorio di questi animali è stato utilizzato per la produzione di oggetti decorativi e di oggetti come pianoforti e palle da biliardo: in seguito alle preoccupazioni per la riduzione delle popolazioni di elefanti in tutto il mondo, sono state introdotte norme sul commercio globale e gli artigiani hanno iniziato a prendere in considerazione prodotti sostitutivi come la plastica o il tagua (chiamato anche avorio vegetale). In base alle popolazioni di elefanti presenti in Asia, è probabile che anche India, Giappone e Cina abbiano ottenuto l’avorio dagli elefanti durante la storia europea.

Ciò premesso, essendo un materiale duro e a grana stretta, l’avorio è ideale per l’arte decorativa: può essere rasato per creare intarsi o intagliato per creare sculture elaborate e opere d’arte, oltre che oggetti pratici. Questo materiale non deve essere confuso con l’osso, che è un aggregato di tessuto connettivo mineralizzato. Poiché l’avorio non contiene vasi sanguigni, non è poroso come l’osso. La dentina, il materiale che costituisce il dente, è una miscela di minerali, collagene e acqua che si trova sopra la polpa e sotto lo smalto del dente. Il tessuto mineralizzato è più forte dell’osso e più duraturo.

Infine, ricordiamo che in generale, l’avorio può essere classificato in due categorie: vivo e morto. L’avorio vivo è stato appena prelevato dagli animali, mentre quello morto è stato conservato per un certo periodo di tempo. Sebbene l’avorio morto sia ancora utilizzabile, tende a essere più fragile e meno desiderabile di quello vivo. Con le restrizioni al commercio globale che hanno portato a una minore disponibilità di avorio vivo, gli artigiani hanno dovuto modificare le loro pratiche o rivolgersi a fonti rinnovabili ed etiche come la noce di tagua, che deriva dai semi della palma da avorio.

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